Spirito Cooperativo
Le cooperative che si occupano di servizi alla prima infanzia da tempo operano insieme per riflettere su tematiche educative e organizzative; in questo percorso comune ci è stato chiesto di pensare e scrivere i valori delle nostre imprese sociali, i principi su cui basiamo il nostro operato e che ci guidano lungo il percorso di crescita. Cura, accoglienza, inclusione, rispetto delle identità, sostegno del bambino e della famiglia sono i concetti e i valori usciti maggiormente dal confronto, segno inequivocabile della direzione verso cui vogliamo procedere. Ognuna delle nostre realtà è diversa dalle altre, alcune sono più giovani, altre più consolidate, dalle più piccole fino a quelle di maggiori dimensioni, ma tutte hanno in comune lo stesso obiettivo: perseguire l’interesse generale della comunità, la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini (art. 1, legge 381/91).
Le cooperative che si occupano di servizi alla prima infanzia da tempo operano insieme per riflettere su tematiche educative e organizzative; in questo percorso comune ci è stato chiesto di pensare e scrivere i valori delle nostre imprese sociali, i principi su cui basiamo il nostro operato e che ci guidano lungo il percorso di crescita. Cura, accoglienza, inclusione, rispetto delle identità, sostegno del bambino e della famiglia sono i concetti e i valori usciti maggiormente dal confronto, segno inequivocabile della direzione verso cui vogliamo procedere. Ognuna delle nostre realtà è diversa dalle altre, alcune sono più giovani, altre più consolidate, dalle più piccole fino a quelle di maggiori dimensioni, ma tutte hanno in comune lo stesso obiettivo: perseguire l’interesse generale della comunità, la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini (art. 1, legge 381/91). Questo obiettivo è la stella polare che orienta il nostro agire e contribuisce a costruire in ogni cooperatore la dimensione di imprenditore sociale per promuovere un’economia equa e solidale e una società capace di attivarsi per essere coesiva e creativa in un’idea di welfare capacitante. L’educatore cooperatore abita il territorio non per caso, ma per contribuire a farlo diventare luogo di benessere per molti, non solo per i più fragili, attraverso il proprio lavoro e il proprio operare. Il territorio allora (che non coincide con l’Ente Pubblico) diventa il nostro socio di maggioranza, che orienta lo sviluppo delle nostre imprese sociali e quindi anche le nostre eventuali “riconversioni” produttive in modo da dare una risposta innovativa e creativa ai bisogni delle comunità locali, anche attraverso una lettura in chiave antropologica, sociologica, economica e istituzionale. Un obiettivo alto, che cerchiamo di ottenere lavorando ogni giorno e interrogandoci sui bisogni dei bambini, delle famiglie e dei nostri operatori. Intercettare, comprendere a pieno e rispondere alla domanda sociale e educativa sono le sfide maggiori e gli interrogativi che ci accompagnano da sempre: come, ad esempio, mettere il bambino al centro e al contempo soddisfare le esigenze organizzative di una famiglia con due lavoratori full time, mantenendo un elevato standard qualitativo? Come conciliare il turno di lavoro e il tempo con la propria famiglia? Partendo da questi valori comuni, ogni cooperativa trova nel proprio lavorare per i bambini e con i bambini, modalità che la caratterizzano e che la rendono unica. La quasi totalità dei nostri operatori sono donne e, tra queste, tante sono anche madri. Conosciamo a fondo il target dei nostri servizi perché sono fatti anche per noi. Ogni anno ci arricchiamo delle esperienze personali e professionali delle nostre équipe che ci permettono di creare nuovi servizi pensati e progettati con una attenta e profonda conoscenza del carico domestico, personalizzati in modo da essere concretamente di aiuto alle famiglie. Parliamo quindi di accessibilità e partecipazione, concetti cardine di tutti i servizi che offriamo. Un’attenta riflessione e il confronto sono però essenziali per evitare di rimanere sul piano puramente organizzativo e assistenziale, cercando di indagare i bisogni secondari, di cui spesso non siamo pienamente coscienti. Il bisogno di sentirsi accolti, inclusi e non giudicati, di stare in una relazione autentica, sono necessità fondamentali per tutte le parti in causa. Rispondere a questo tipo di bisogno implica competenza, condivisione tra servizi e genitori, capacità di progettazione e rielaborazione educativa, continua disponibilità al dialogo e alla cura reciproca. In questo contesto trova spazio anche la progettualità legata alle situazioni di svantaggio e di emarginazione, siano esse causate da condizioni ambientali, economiche o socio-familiari. Puntiamo alla qualità dello sviluppo individuale e della comunità costruendo ambienti socio-educativi in cui siano presenti condizioni di vita adeguate e in cui
le persone siano messe nella condizione di vivere, scegliere, partecipare, rimuovendo gli ostacoli che impediscono loro di farlo e promuovendo soluzioni che ne consentano la partecipazione al pari degli altri (Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata il 3/3/2009).
In questi ultimi anni le cooperative hanno investito molto in termini di studi, riflessioni sul tema dell’ambiente e la conseguente riorganizzazione degli spazi verdi. Fino a pochi anni fa riuscire a varcare la soglia dei servizi, per aprirsi al mondo esterno naturale, sembrava qualcosa di impraticabile e riservato a contesti “altri”. I servizi nordeuropei erano visti con stupore e meraviglia ma, al tempo stesso, si individuava la ragione del loro “andar fuori” come un’attitudine culturale, impossibile da attuare nel nostro contesto. I nidi del nostro territorio sentivano di dover rimanere rinchiusi all’interno degli edifici scolastici anche a causa del rispetto delle normative di sicurezza, sembravano aver perso l’originario contatto con la natura. Un numero sempre crescente di educatori ha sentito l’esigenza di formarsi sull’educazione ambientale, una tematica che si pone l’obiettivo di rivedere gli attuali modelli educativi per garantire complementarietà e interdipendenza fra spazi interni (il nido) e spazi esterni (il giardino), rimettendo al centro il bisogno e il diritto dei bambini a vivere in ambienti ricchi e complessi, quindi naturali. La formazione gioca un ruolo chiave in questo processo, un ambito in cui continuare a investire: una formazione continua e costante, densa di significato, pensata analizzando il contesto e i partecipanti e che miri al miglioramento e allo sviluppo delle competenze dei singoli e del gruppo. Percorsi che attivino i livelli di consapevolezza pedagogica e il processo di riflessione e che aiutino ad agganciare le pratiche educative ai valori condivisi. A sostegno degli operatori nella delicata professione dell’educare, oltre alla formazione, le cooperative garantiscono un complesso sistema di welfare aziendale, che comprende opportunità di lavoro part-time, accessi agevolati ai servizi erogati, accesso al TFR anticipato, accesso al prestito sociale. Torniamo quindi al punto di partenza, i valori. Emerge chiara una condivisione del concetto di qualità dei servizi, così come una forte volontà di lavorare insieme, con una comune assunzione di responsabilità, pur mantenendo i tratti distintivi di ognuno. Emerge soprattutto il desiderio di diventare una comunità educante in grado di aprirsi al territorio, come elemento di connessione, contribuendo a costruire legami, reti e occasioni di incontro, e quindi benessere collettivo.
Approccio Pedagogico
Il nido è un luogo di crescita affettiva, sociale e cognitiva: per i bambini, per gli adulti, per la comunità, è uno dei primi ambiti di socializzazione e di socialità del bambino; qui vive le sue prime esperienze di condivisione extra familiare e gli sono offerte molteplici e nutrienti occasioni di scoperta. Ponendosi come elemento terzo nei confronti del bambino – rispetto alla famiglia e alla comunità in cui vive – il servizio ha l’obiettivo di ampliarne gli orizzonti, rappresentando un’opportunità di completamento dell’esperienza di vita, che facilita la scoperta che c’è altro e oltre rispetto a quanto esperito in famiglia. Il nido garantisce un ambiente tutelante, con personale professionalmente qualificato, in cui i bambini hanno innanzitutto l’opportunità di ampliare le relazioni al di fuori del contesto familiare con altri adulti e con altri bambini. Ne deriva la scelta di una pedagogia della relazione e dell’accoglienza delle diversità, che nasce dalla consapevolezza che ogni contesto in cui il bambino trascorre parte del suo tempo rappresenta un sistema di condizioni e di relazioni che possono favorire oppure ostacolare il suo processo di crescita e il suo benessere.
Il nido è un luogo di crescita affettiva, sociale e cognitiva: per i bambini, per gli adulti, per la comunità, è uno dei primi ambiti di socializzazione e di socialità del bambino; qui vive le sue prime esperienze di condivisione extra familiare e gli sono offerte molteplici e nutrienti occasioni di scoperta. Ponendosi come elemento terzo nei confronti del bambino – rispetto alla famiglia e alla comunità in cui vive – il servizio ha l’obiettivo di ampliarne gli orizzonti, rappresentando un’opportunità di completamento dell’esperienza di vita, che facilita la scoperta che c’è altro e oltre rispetto a quanto esperito in famiglia. Il nido garantisce un ambiente tutelante, con personale professionalmente qualificato, in cui i bambini hanno innanzitutto l’opportunità di ampliare le relazioni al di fuori del contesto familiare con altri adulti e con altri bambini. Ne deriva la scelta di una pedagogia della relazione e dell’accoglienza delle diversità, che nasce dalla consapevolezza che ogni contesto in cui il bambino trascorre parte del suo tempo rappresenta un sistema di condizioni e di relazioni che possono favorire oppure ostacolare il suo processo di crescita e il suo benessere. Sviluppo, educazione e cura dovrebbero contribuire ad assicurare che ciascun bambino riceva uguali opportunità e buone possibilità per sviluppare una prospettiva di vita valida in questa società, indipendentemente dalle sue origini e dalle sue particolari precondizioni. Il nido, per noi, si configura come un luogo di esercizio della democrazia in cui si cresce, ci si sperimenta, si esperiscono libertà e limiti, si fa esperienza di partecipazione e dialogo, si incontrano uguaglianze e differenze, ponendo le basi per la nascita del cittadino consapevole che il bambino diventerà crescendo. Coerentemente con questa idea, il processo educativo, in capo a tutta la comunità, deve prevedere la crescita del bambino come “cittadino futuro pensante”. Un approccio che ben si integra con il “curriculum di Berlino”, fondato sul concetto socio- educativo di “Bildung” inteso come processo di sviluppo globale, personale e di formazione a carattere unitario e auto-motivato, comprendente aspetti di natura sociale, culturale ed etici, e come processo attivo di co-costruzione tramite la cooperazione reciproca con gli altri bambini e con gli adulti. Che diritti vogliamo perseguire? Avere il tempo per desiderare; sperimentare e fare esperienze stimolanti; ridare centralità alla dimensione corporea; sviluppare relazioni significative con adulti e pari; socializzare, giocare liberamente e apprendere dall’esperienza fuori da logiche di “performance”; stare all’aria aperta; essere accompagnati per trovare risposte alle grandi domande dell’esistenza; vivere in ambienti sereni che sappiano accogliere le emozioni. Il diritto al benessere dei bambini, per noi è un’interazione tra più fattori: il benessere fisico e materiale (essere ben nutrito, essere in buona salute…), il benessere emotivo (senso di protezione e sicurezza, feedback positivi e caldi ai propri bisogni affettivi, ma anche la possibilità di sviluppare tutte le potenzialità personali). In questo nostro tempo, dove tutto è così veloce e dove spesso abbiamo assistito al fenomeno del bambino “accelerato”, fare esperienza della natura, di tempi lenti, aiuta i bambini a imparare ad attendere, a imparare che lo svolgersi dei cicli della natura ha tempi propri da rispettare. I bambini sono dei ricercatori instancabili. Qual è allora il nostro compito come pedagogisti? È forse quello più complesso: quello di porci continuamente domande. Come sollecitare tutti i processi di apprendimento del bambino? Come creare un ambiente in cui sviluppare le esperienze e permettere ai bambini di giungere alla comprensione dei fatti? Chi è il bambino? Cosa conosco di lui? Il compito del nido per noi è sollecitare la ricerca, sapersi trasformare in contesti di creatività, in spazi di sviluppo del problem solving. Cerchiamo di creare contesti attraenti che siano la “molla” del conoscere, che favoriscano la motivazione intrinseca a scoprire e lo sviluppo continuo del pensiero. Nostra convinzione fondante è che i pensieri dei bambini sono pensieri: non “pensierini”. Come gli scienziati, i bambini e le bambine sono dediti a costruire mappe causali del mondo e del suo funzionamento: anche utilizzando i concetti di probabilità, ipotizzano soluzioni e apprendono la struttura dei nessi causali. Il pensiero nell’infanzia è considerato più concreto che astratto, ma noi preferiamo definirlo pratico, cioè legato all’esperienza. Il nido, dunque, è un luogo di crescita e la relativa intenzionalità educativa deve essere condivisa con le famiglie. È necessario coinvolgere i genitori nella condivisione delle responsabilità educative e nella gestione del servizio, sostenerli senza sostituirsi, nello sforzo quotidiano nell’affrontare la responsabilità e i dubbi dell’educazione, creare spazi di confronto tra genitori affinché dubbi, problemi, convinzioni possano essere discussi tra pari per generare nuove idee e soluzioni. Il nido, quindi, nel condividere la responsabilità educativa con i genitori, favorisce la loro partecipazione e diventa un supporto formativo per le famiglie stesse. Questa condivisione nel servizio avviene sia durante la quotidianità sia negli incontri che il servizio promuove. Nello scambio quotidiano l’educatore restituisce la giornata del piccolo al nido e nel racconto condivide con il genitore perplessità e strategie da applicare per sostenere il percorso di vita del bambino. Negli incontri di sezione il nido restituisce, attraverso immagini e filmati, l’esperienza dei bambini agganciandola ai valori educativi. La partecipazione dei genitori alla vita del nido costituisce oramai un’imprescindibile dimensione del progetto educativo del servizio, riconosciuta come originale e qualificante. Gli attuali bisogni delle famiglie prefigurano l’individuazione di una nuova competenza professionale e di nuovi modelli di alleanza educativa fondati su una prospettiva co-evolutiva. Il personale, oltre alle competenze tecniche (conoscenze teoriche, tecniche di conduzione del gruppo…), deve essere in grado di connettersi con le persone, entrare in una relazione positiva per creare un contesto (il nido) interattivo in modo che anche i genitori trovino la soluzione adatta ai loro problemi. Una competenza professionale nuova che non si riconduce solo a una competenza individuale (del singolo operatore esperto), ma costruisce situazioni in cui sono competenti tutti, non interviene su qualcuno, ma con qualcuno. L’educatore allora diventa colui che promuove la discussione, è parte integrante del processo e al tempo stesso ne è esterno per comprendere meglio le dinamiche, i contenuti che stanno emergendo e apportare immediatamente stimoli e riflessioni aggiuntive, per consentire nuove riflessioni in un gioco di con- taminazioni reciproche. Ogni servi- zio nella relazione con le famiglie ha le proprie prassi, ma tutti condividono l’importanza della co-progettazione fra nido e famiglia dell’esperienza educati- va dei bambini.