Un po’ di Storia
La cooperazione sociale nasce spontaneamente negli anni Settanta in diverse zone del Paese con iniziative autopromosse e organizzate dai cittadini che, nello strumento cooperativo, trovano una valida risposta ai bisogni emergenti nelle fasce più deboli di tutta la popolazione.
Oggi, a distanza di cinquant’anni, la cooperazione sociale rappresenta in Italia un solido sistema di imprese, senza scopo di lucro e orientato alla solidarietà, che svolge a livello locale il ruolo di impresa di comunità, attento interprete dei bisogni e delle necessità dei cittadini, capace di proporsi come partner significativo dell’ente pubblico nell’offerta integrata dei servizi alla persona, nelle politiche attive del lavoro e nella co-progettazione e co-promozione di servizi e interventi innovativi e volti alla sperimentazione.
Anche a Piacenza, la cooperazione sociale ha contribuito negli anni a costruire un sistema di welfare sussidiario all’interno del quale assumere la corresponsabilità, accanto all’ente pubblico, di progettare servizi alla persona, perseguendo una sempre più puntuale risposta ai bisogni in evoluzione delle persone e delle situazioni di contesto, ricercando risposte e scelte di senso e di prospettiva.
Crediamo nell’attualità del modello cooperativo come strumento per perseguire sostegno a bisogni assistenziali, educativi e sanitari, ma anche formativi e finalizzati al recupero e alla valorizzazione di luoghi di incontro, di socializzazione e cultura fra le persone. Siamo convinti che solo la sussidiarietà, intesa come la valorizzazione delle azioni senza scopo di lucro promosse da persone unite da un comune vincolo ideale, può permettere oggi di continuare a godere di una qualità della vita che né il pubblico né il privato possono assicurare da soli.
La cooperazione sociale piacentina, che ha radici lontane nel tempo ma ancora ben radicate sui principi fondanti, si è sviluppata notevolmente. Dalle prime esperienze nate su iniziativa di giovani e famiglie cresciuti nelle parrocchie e nelle associazioni cattoliche piacentine, ha saputo “contaminare” altre persone e realtà del territorio, contribuendo a ideare e a sostenere esperienze diverse, per ambito di impegno, competenze, storia e specificità; a oggi, rappresenta nel nostro territorio una significativa testimonianza a valenza sociale, occupazionale ed economica.
Tale rete di imprese costituisce, accanto alle risposte istituzionali, la capacità del nostro territorio di dare risposte efficaci ai bisogni di cura, assistenza, promozione e integrazione sociale dei cittadini, specie quelli più fragili, producendo al contempo ricchezza economica, una quantità significativa di posti di lavoro e con essi valorizzazione e crescita di professionalità nel settore, impegnandosi per affermare regole e condizioni di crescita di un’imprenditorialità sociale evoluta, efficiente, oltre che socialmente meritevole.
Profilo Normativo
Le cooperative sociali vengono introdotte nel nostro ordinamento dalla Legge 8 novembre 1991 n. 381, recante la «Disciplina delle cooperative sociali». Questa legge, la cui vigenza e attualità è stata confermata dal nuovo Codice dei contratti pubblici, rappresenta una vera novità nel panorama legislativo italiano.
Per la prima volta viene definita e regolamentata una tipologia di impresa cooperativa che si caratterizza per perseguire scopi di natura pubblicistica e di mutualità esterna pur mantenendo una natura privatistica per quanto concerne la forma organizzativa.
L’articolo 1 della citata legge recita:
Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini attraverso: a. la gestione dei servizi socio- sanitari ed educativi; b. lo svolgimento di attività diverse – agricole, industriali, commerciali o di servizi – finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
In particolare, l’attività delle c.d. cooperative di tipo A riguarda i servizi sociali, considerati in un’accezione ampia, comprensiva cioè dei servizi socio-sanitari, socio-assistenziali e socio- educativi. Anche la Regione Emilia-Romagna ha inteso riconoscere la funzione delle cooperative sociali: dapprima attraverso la Legge Regionale n. 7/1994 e, successivamente, attraverso la Legge Regionale 17 luglio 2014 n. 12 «Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale» che ha aggiornato, sostituendola, la precedente legge del 1994 ed è pertanto il riferimento normativo regionale vigente. Nel testo viene affermato:
Con tale legge, la Regione Emilia- Romagna, riconosce e sostiene il ruolo e la funzione pubblica esercitata dalle cooperative sociali che, al fine della gestione dei servizi alla persona e dell’inserimento lavorativo, promuovono l’autogestione e la partecipazione dei cittadini, affermandosi come imprese di carattere sociale che costruiscono coesione sociale e beni relazionali, anche in rapporto di sussidiarietà con le amministrazioni pubbliche, con cui collaborano in maniera sinergica per l’erogazione di beni e servizi.
Il contesto normativo di riferimento, in cui l’operato della cooperazione sociale si inserisce, insieme a quelle delle Istituzioni, è rappresentato dalla Legge 8 novembre 2000, n. 328 «Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali» e ss.mm. e dalle relative fonti regolamentari e attuative, declinata a livello regionale tenendo conto della specificità dell’organizzazione degli enti territoriali. Chiarita la competenza legislativa regionale e, quanto ai principi generali, dello Stato, occorre precisare che i soggetti titolari delle funzioni amministrative sono i Comuni, organizzati su area vasta, nell’ambito dei c.d. Distretti socio-sanitari, comprendenti anche le Aziende Sanitarie Locali. La progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini, secondo quanto previsto dall’art. 118, quarto comma, della Costituzione (principio della sussidiarietà orizzontale) costituisce una funzione fondamentale dei Comuni (D.L. 95/2012 e ss. mm.). Ai soggetti del terzo settore e dunque alle cooperative sociali e loro consorzi, la legge riconosce un ruolo attivo nella stessa progettazione del sistema locale dei servizi sociali, in ragione del loro radicamento territoriale, della conoscenza diretta e non mediata dei bisogni dell’utente finale e della loro capacità di fungere da collegamento fra le pubbliche amministrazioni, titolari del servizio, e l’utenza finale (comprensiva delle reti familiari). Infatti, nella citata legge 328/2000 e in particolare nel relativo DPCM 30 marzo 2001 (articolo 7) si prevede che
valorizzando e coinvolgendo attivamente i soggetti del terzo settore, i comuni possono indire istruttorie pubbliche per la co-progettazione di interventi innovativi e sperimentali su cui i soggetti del terzo settore esprimono disponibilità a collaborare con il comune per la realizzazione degli obiettivi.
La disposizione consente pertanto alle amministrazioni di avvalersi di forme pubbliche di consultazione per il reperimento di soggetti del terzo settore o di altri soggetti senza scopo di lucro per la definizione congiunta, già dalle fasi progettuali, di interventi relativi a specifiche problematiche sociali. La co-progettazione, considerata la sua particolare natura e le modalità di svolgimento delle relative procedure, si configura come uno strumento che supera il tradizionale rapporto committente- fornitore per essere strumento per la realizzazione di forme di collaborazione e partnership.
I Valori Cooperativi
Per autosufficienza di una cooperativa si intende l’abilità dei suoi soci a prendere il controllo, insieme, del proprio futuro e a non dipendere da aiuti esterni. In una cooperativa, i soci, come del resto l’intera comunità a cui la cooperativa appartiene, beneficiano delle azioni che la cooperativa stessa intraprende e delle decisioni che i soci prendono. Il concetto di autosufficienza include inoltre l’idea dell’aiuto reciproco tra i soci della cooperativa.
In una cooperativa, tutti i soci sono chiamati a prendersi delle responsabilità e devono render conto delle loro azioni e dei loro compiti. Si suppone che tutti i soci della cooperativa pensino non solo ai loro compiti e bisogni individuali, ma a contribuire all’interesse dei soci e al proprio coinvolgimento per il bene di tutto il gruppo. Al tempo stesso, questo valore si allinea con quello della solidarietà (leggere più avanti nel testo), in quanto fa appello alla responsabilità di ogni socio verso gli altri soci.
Le cooperative sono controllate, gestite e guidate dai propri soci in modo democratico. Il suggerimento di ciascun socio viene preso in considerazione e accettato in nome del progresso e dello sviluppo dei servizi e dei prodotti della cooperativa stessa. Ogni socio, indipendentemente dal suo specifico contributo, viene trattato equamente e la sua opinione è tenuta in considerazione attraverso un equo trattamento, come qualunque altra opinione.
Con il termine uguaglianza si intende garantire alle persone uguale diritto di voto e dipartecipazione alle decisioni relative a un progetto comune, indipendentemente dal contributo specifico in termini finanziari, lavorativi o relativi alla propria posizione sociale o alla propria situazione personale. Significa inoltre avere accesso a risorse e opportunità, trattando tutti i soci nello stesso modo. All’interno di una cooperativa, ciascun socio beneficia degli stessi diritti e degli stessi doveri e può accedere alle stesse opportunità.
Equità significa essere giusti e accettare le differenze tra i diversi bisogni e le diverse situazioni delle persone, garantendo a ciascuno il trattamento e le condizioni che permettono di livellare le discrepanze. All’interno di una cooperativa, equità significa dare accesso alle persone alle giuste risorse e supportarle al fine di ottenere uguali e giuste condizioni personali, sociali ed economiche.
Per solidarietà si intende che la soddisfazione dei bisogni e il raggiungimento degli obiettivi a breve e a lungo termine del singolo dipendono da e sono subordinati all’approvazione e al supporto dei soci della cooperativa, intesa come un corpo unico. Il concetto di solidarietà porta avanti quelli che sono gli interessi e gli obiettivi della cooperativa rispetto ai bisogni individuali, tenendo in particolare in considerazione quelli dei soci svantaggiati.
I Principi Cooperativi
Le cooperative sono organizzazioni volontarie e aperte a tutti gli individui capaci di usare i servizi offerti e desiderosi di accettare le responsabilità connesse all’adesione, senza alcuna discriminazione sessuale, sociale, razziale, politica o religiosa.
Le cooperative sono organizzazioni democratiche, controllate dai propri soci che partecipano attivamente nello stabilire le politiche e nell’assumere le relative decisioni. Gli uomini e le donne eletti come rappresentanti sono responsabili nei confronti dei soci. Nelle cooperative di primo grado, i soci hanno gli stessi diritti di voto (secondo il principio una testa, un voto), e anche le cooperative di grado più alto sono ugualmente organizzate in modo democratico.
I soci contribuiscono equamente al capitale delle proprie cooperative e lo controllano democraticamente. Almeno una parte di questo capitale è di norma di proprietà comune della cooperativa. I soci, di norma, percepiscono un compenso limitato, se del caso, sul capitale sottoscritto quale condizione per la loro adesione e allocano l’utile per alcuni o tutti i seguenti scopi: sviluppo della cooperativa, possibilmente creando delle riserve, parte delle quali almeno dovrebbero essere indivisibili; erogazione di benefici per i soci in proporzione alle loro transazioni con la cooperativa stessa (ristorni); sostegno di altre attività approvate dalla base sociale.
Le cooperative sono organizzazioni autonome, autosufficienti, controllate dai propri soci. Nel caso in cui esse sottoscrivano accordi con altre organizzazioni (inclusi enti pubblici) o ottengano capitale da fonti esterne, le cooperative sono tenute ad assicurare sempre il controllo democratico da parte dei soci e mantenere l’autonomia della cooperativa stessa.
Le cooperative si impegnano a educare e formare i propri soci, i rappresentanti eletti, i dirigenti e i lavoratori, in modo che questi siano in grado di contribuire con efficienza allo sviluppo delle proprie società cooperative. Le cooperative devono attuare campagne di informazione allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica, in modo particolare i giovani e gli opinionisti di maggiore fama, sulla natura e i benefici della cooperazione.
Le cooperative servono i propri soci nel modo più efficiente e rafforzano il movimento cooperativo lavorando insieme, attraverso le strutture locali, nazionali, regionali e internazionali.
Le cooperative lavorano per uno sviluppo sostenibile delle proprie comunità attraverso politiche approvate dai propri soci.